Franco Lechner in arte Bombolo nasce a Roma nel 1932, è stato un attore comico cinematografico e di varietà italiano.
Grazie all'interessamento del regista Bruno Corbucci si dedicò al cinema abbandonando l'attività di piattarolo (venditore di piatti ed ombrelli ai passanti) che esercitava nei vicoli del centro di Roma intorno a Campo dei Fiori.
Utilizzato spesso come spalla di altri attori comici come Tomas Milian e Pippo Franco interpretò ruoli comici con gag basate principalmente sulla fisicità (famoso per i peti che nel film "Squadra Antitruffa" gli guadagnarono il soprannome di "Venticello"), sulla mimica facciale e sull'utilizzo del suo famoso Tze! Tze e del dialetto romanesco, recitando prevalentemente in B-movies e con registi quali Bruno Corbucci e Pier Francesco Pingitore.
Bombolo è stato per anni uno dei simboli della commedia italiana, a noi piace ricordare le sue interpretazioni come espressione di autentica genuinità.
Quando nell'87 morì Franco Lechner il cordoglio nazionale fu il segnale che la commedia italiana, disprezzata dalle frange degli intellettuali, aveva colpito nel segno. Aveva riscosso quello che doveva riscuotere: il successo popolare! Non si poneva il problema di fare la storia del cinema. E si è ritrovata, improvvisamente, erede cinematografica della rivista italiana, che stava progressivamente scomparendo. E il recupero che c'è stato, in anni recenti, di quel passato che agli intellettuali sembrava imbarazzante, e se c'è stato ... è anche per merito di Bombolo!
La tecnica comica di Bombolo è di quanto di più elementare (e, per questo, quanto di più insuperabile) vi possa essere: e cioè innanzitutto il mostrarsi.
La sua faccia grassoccia e assurda, con due occhi azzurri, bocca perennemente piegata in una smorfia goffa, da vero teatro classico, costituisco di per sé una sicura fonte di comicità. E' più l'improbabilità a rendere Bombolo esilarante, lui è sempre quello che non dovrebbe entrarci niente, quello coinvolto suo malgrado, e la singolarità del suo aspetto non fa che evidenziare questo fatto. E del resto i ruoli da lui interrpretati ne fanno sempre un amabile tonto un po' (un po'...) grossolano, che perde il senso di quello che sta facendo per smarrirsi in situazioni che prevedibilmente sfociano in gag. Ridicolizzato puntualmente dal personaggio nei confronti dei quali lui ha un ruolo secondario (ma che in realtà spesso finisce con l'essere la sua spalla ), Bombolo si produce inevitabilmente nel lamento del "ma chi me l'ha fatto fare" o "in che situazione mi sono cacciato", trionfalmente punteggiato dal suo intercalare-sputacchio che senza dubbio costituisce un suo personallissimo marchio distintivo. Pur nella sua apparentemente minore figura di "scemo" Bombolo è una potente incarnazione delle piccole patologie nazionali: vittimismo, cilatroneria, sessuomania, ma anche un liberatorio quanto becero turpiloquio: i vaffanculo e i "me cojoni" di Bombolo sono tra i più intensi e trascinati dell'intero genere. Nella sua brutale evidenza, il personaggio costituisce dunque una sorta di grado zero dell'arte comica, un ritorno alle origini, una scorreggia in faccia all'accademia. E' inevitabile allora che per il pubblico affezionato al genere costituisca un mito, e il fatto che un giorno ormai lontano il destino ce lo abbia portato via, non fa che accrescerlo. Anche i brutti hanno diritto alla legenda, ed a noi piace immaginare Bombolo su di una nuvoletta unta e malinconica, ma inevitabilmente accanto a James Dean.
Di Stefano Cherubini Bestar
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